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rapporto turismo italia bit 2019

TURISMO IN ITALIA: nuovi modi di fare turismo che attraggono sempre più stranieri

Il 10 febbraio 2019 in occasione della Borsa Internazionale del Turismo a Milano, è stata presentata la XXII Edizione del Rapporto sul Turismo Italiano a cura dell’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del Consiglio Nazionale delle Ricerche. I dati del 2017 e parte del 2018 confermano il trend di crescita del turismo in Italia e si prevede che il trend proseguirà anche nel 2019.

Tante le startup innovative che stanno nascendo nel settore del travel e che scelgono eventi come questi per svilupparsi. L’associazione Startup Turismo ha coordinato la presenza di 41 startup alla nuova edizione della BIT 2019, a dimostrazione che le giovani aziende continuano a credere nel valore delle fiere per presentare le proprie idee e ritengono fondamentale farlo all’interno di un network associativo.

L’analisi della situazione del comparto turistico a livello globale negli ultimi anni, conferma una forte crescita accompagnata da cambiamenti importanti che hanno interessato sia la domanda che l’offerta. Dal rapporto si evince che lofferta si è arricchita di nuove caratterizzazioni dell’ospitalità, di nuove destinazioni, di nuovi modi di fare turismo.

Anche l’Italia ha riscontrato picchi positivi ed evolutivi e nel 2017, per la prima volta, il numero dei turisti stranieri ha superato quello degli italiani. Con riferimento al 2018, l’UNWTO ha annunciato che, con due anni di anticipo rispetto alle previsioni, gli arrivi internazionali a livello mondiale si sono attestati su un valore pari a circa 1,4 miliardi (+6%). Sempre l’UNWTO prevede, inoltre, una dinamica analoga anche per il 2019 per il quale stima un progresso compreso fra il 3% ed il 4%.

Oltre che a livello quantitativo, il modo di fare turismo cambia anche nella sua composizione qualitativa, con la nascita dei cosiddetti “nuovi turismi”, nonché per l’ampliamento delle tipologie ricettive, in particolare di quelle extralberghiere.

La domanda turistica a livello mondiale, appare sempre più articolata a seconda delle fasce d’età. La ricerca del viaggio autentico sembra essersi saldata con le forme di ricettività sharing, dando vita a nuovi prodotti, nuovi scenari e nuove figure professionali. Persiste la crescita degli affitti brevi – B&B, case vacanza e alloggi gestiti in forma imprenditoriale, che ha determinato la necessità di definire una adeguata regolamentazione a livello fiscale. Nell’ultimo biennio sono stati registrati anche importanti cambiamenti nell’ambito dell’intermediazione. L’affermarsi delle Online Travel Agency (OTA) e la crescita del fenomeno della cosiddetta cybermediation (reintermediazione online), ha generato la necessità di avviare nuove forme di regolamentazione.

Positive anche le performance economiche misurate dal valore aggiunto generato dalla spesa turistica che nel 2017 hanno registrato un volume d’affari pari a circa 108,2 miliardi. La recente ricerca “Mobilità, accoglienza, cultura e fascino” curata da Confimprese e Nielsen, sottolinea che il 59% dei turisti stranieri sceglie l’Italia come destinazione del proprio viaggio per l’arte e i monumenti e il 37% per il cibo, considerato parte integrante del patrimonio culturale italiano e dell’immagine del territorio nel mondo. Questo conferma che in particolare patrimonio storico-artistico ed enogastronomia rappresentano due componenti chiave del Made in Italy.

La spesa nazionale complessiva è caratterizzata per il 39,2% dalla componente internazionale e per il 60,8% da quella ‘nostrana’, mentre l’occupazione ha raggiunto la soglia di circa 3,5 milioni di unità di lavoro, pari al 13,9% del totale nazionale. Se si considera il comparto del turismo allargato (consumi dei turisti, spese e gli investimenti delle aziende, spese del Governo Centrale e dei Governi Locali nel settore), il valore aggiunto risulta pari a circa 195,99 miliardi di euro: oltre il 10% del PIL complessivo del Paese.

Non mancano tuttavia delle criticità se si guarda al posizionamento competitivo dell’Italia. La quota di mercato relativa agli arrivi internazionali se calcolata su scala globale mostra un incremento (dal 4,2% al 4,4%), mentre se riferita ai paesi dell’Europa mediterranea evidenzia un calo (dal 22,1% al 21,8%), attestandosi al valore più basso rispetto agli ultimi 25 anni. Inoltre è stata rilevata una concentrazione geografica: Lombardia, Lazio, Toscana, Veneto ed Emilia-Romagna esprimono oltre il 54,3% della spesa di provenienza esterna alle stesse.

Il Rapporto, sostenuto nell’ Historic Urban Landscape dell’Unesco, sottolinea anche la necessità di realizzare politiche finalizzate alla valorizzazione del genius loci – ovvero l’urgenza di avviare un processo di rigenerazione urbana che parta dall’insieme delle relazioni e interazioni tra città, paesaggio e persone, che concorrono a generare la cultura ed i valori delle comunità locali – e allo sviluppo di nuove forme di sostenibilità. Un nuovo modo di interpretare il turismo, sempre più legato al concetto di slow, inteso come desiderio di venire a contatto con persone e culture locali, alla ricerca dell’autenticità dei luoghi nell’esperienza di visita.

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