Consigli

Il successo di una StartUp? E’ solo questione di competenze

In Italia, grazie a diversi interventi legislativi, le condizioni relative ad innovazione e start up sono diventate molto favorevoli. Peccato che, nonostante tutto questo grande rumore (basti pensare all’esplosione del numero di contest per start up), ci siano ancora pochi soldi e sono molto poche le start up che sono riuscite a fare il salto di qualità.

Uno dei fattori critici di successo di una start up è quello delle competenze del team. Eppure, nonostante tutti gli “addetti ai lavori” concordino sul fatto che il primo motivo per cui un investitore decide di finanziare una start up è  proprio il team stesso, delle competenze e del talento dei suoi componenti si parla ancora troppo poco.

La competenza tecnica, che individua una soluzione migliore di quelle disponibili sul mercato, se non accompagnata da quella di business in grado di tradurla in una value proposition distintiva, difficilmente darà vita ad un’impresa di successo; la passione del giovane innovatore se non accompagnata dalla maturità e dall’esperienza di una persona più senior difficilmente renderà la start up credibile agli occhi di potenziali investitori e controparti industriali.

Quello delle competenze è una tema talmente rilevante che tutte le start up dovrebbero affrontarlo sin dall’inizio in modo adeguato per evitare che, scelte sbagliate nella composizione iniziale del team, possano inficiare lo sviluppo futuro. Tanto che diverse ricerche evidenziano come la maggior parte delle start up fallisce proprio per lacune nel team dei fondatori.

Il mix di competenze iniziale deve coprire tutti gli aspetti critici sin dal principio: se si pensa di lanciare un’iniziativa “digitale pura” non si possono non avere in casa le competenze legate allo sviluppo dell’infrastruttura tecnologica. Invece, spesso, tante iniziative si arenano proprio perché manca il Chief Tecnology Officer nel core team e, sperando di poter coprire le competenze di sviluppo attingendo al mercato esterno, ci si accorge troppo tardi che sono poche e soprattutto molto contese. Anche un’iniziativa in ambito digital health, che non preveda la partecipazione di un clinico già nelle fasi inziali, difficilmente sarà credibile visto la peculiarità degli elementi trattati.

Le competenze critiche non sono statiche ma evolvono nel tempo coerentemente con il ciclo di vita della start up: se nel momento iniziale possono premiare le competenze soft di “comunicazione” e “story telling” che aiutano in una prima fase a fare apprezzare l’idea imprenditoriale ed ottenere la giusta visibilità, via via che si va avanti servono quelle di implementazione: la capacità di tradurre un piano in azioni concrete e verificare che queste accadono nei tempi e nei modi previsti.

Dopo avere settato e validato il modello di business, la chiave del successo sarà la capacità di scalare velocemente ed in modo efficiente il proprio modello operativo (processi, infrastrutture e strumenti), e quindi è fondamentale che il team cresca e si evolva coerentemente con la complessità aziendale. D’altronde il team dei fondatori non può coprire tutte le competenze sin dall’inizio!

Non a caso le Start Up di successo, che crescono più velocemente ed ottengono maggiori finanziamenti, si caratterizzano tutte per un mix di competenze solido che evolve nel tempo coerentemente con la crescente complessità e che fanno leva su un network di Mentor qualificati per presidiare gli aspetti più critici.

Abbiamo volutamente parlato di network perché non esiste il Mentor per tutte le stagioni. Nella fase iniziale si consiglia di scegliere qualcuno che abbia competenze generaliste sul vostro settore ed un buon network di relazioni che consenta di testare velocemente la vostra value proposition e smarcare alcuni aspetti critici (es. composizione del team, rapporti con investitori/controparti industriali); nella fasi successive meglio fare leva su persone con profonde competenze funzionali che possano supportare efficacemente le scelte di modello operativo.

I recenti interventi normativi sul work for equity consentono a Start up e PMI innovative di attingere a competenze qualificate sul mercato remunerando la collaborazione esterna a carattere professionale con una partecipazione nel capitale sociale dell’azienda innovativa a condizioni estremamente vantaggiose.

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