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Ruoli del team e rischi: consigli per startup che puntano al successo

Alessandro Rotilio, CEO di Raw e mentor per diverse startup, sottolinea l’importanza della cultura del rischio:”È dall’incapacità di misurarlo e gestirlo che spesso nascono i maggiori problemi”.

Capacità di gestione del rischio e chiarezza dei ruoli del team: da qui parte la scalata alle difficoltà più importanti di ogni startup.

Ce lo conferma Alessandro Rotilio, CEO di Raw e mentor per diverse startup, con particolare esperienza su quelle del mondo della Digital Health. Il mercato dell’innovazione riserva molte difficoltà a chi decide di navigarvi. Due su tutte, secondo Alessandro, sono quelle con cui ogni startup, indipendentemente dal campo di applicazione, deve confrontarsi.

Il team, anzitutto, e la sua gestione, che a volte deve misurarsi con una complessa gestione degli equilibri fra dimensione personale e professionale nei rapporti con i compagni di viaggio.

“Accade molto spesso infatti- spiega Alessandro- che l’idea imprenditoriale nasca tra poche persone che si conoscono da tempo o che sono legate da un rapporto di amicizia. Occorre però riformulare i rapporti in corsa, dando chiarezza ai ruoli e alla linea di comando. Una situazione interna poco chiara scoraggia molto spesso gli investitori”. Questo passaggio, tuttavia, non è sempre semplice e indolore. “Occorre grande intelligenza emotiva per riuscire a riformulare i ruoli, decidere che l’amico di sempre da domani sarà anche il capo o un dipendente e interagire di conseguenza. Un bilanciamento dei rapporti personali e professionali chiaro e solido garantisce una visione costruttiva per la startup”.

La seconda difficoltà che spesso rischia di fare naufragare le idee imprenditoriali più giovani è una capacità acerba di misurare e gestire i rischi.

“Tutte le imprese- commenta Alessandro- sono sottoposte a numerose incertezze, che per natura non sono misurabili; solo quelle che però le trasformano in rischi, misurabili e dunque gestibili, ce la fanno”.

La cultura del rischio in Italia è però ancora poco diffusa. Da dove cominciare per affrontare quelli più comuni?

“Qualche consiglio a tutte le startup: create un team in cui alcuni membri possono fare da backup ad altri. Questo è necessario anche nei confronti del management e lo si ottiene delegando, cioè lasciando cimentare tutto il team in micro-ambiti di management. In caso di cambiamenti, come spesso accade, non crollerà tutta l’impresa. Il secondo consiglio ha invece a che fare con le questioni legali: coinvolgete gli avvocati prima di trovarvi nei problemi, non dopo. Una costruzione corretta di accordi e struttura faciliterà uno sviluppo più agile e veloce della startup. Infine vale sempre il vecchio adagio per cui bisogna continuare a farsi delle domande, anche quando si pensa di conoscere la risposta. Serve un bel bagno d’umiltà, anche questa è una qualità indispensabile”.

Il quarto consiglio arriva alla fine, ed è quello dove Alessandro mette tanto cuore, oltre che tutta la sua testa: “Andare oltre: oltre la paura di non farcela, di lasciare un lavoro sicuro, di affrontare un imprevisto problematico, di tuffarsi in un’avventura da cui si può uscire ammaccati. Ma con tante competenze in più”.

Come dire: la differenza non la fa ciò che ci accade, ma quello che facciamo di quanto accade. Questo Alessandro lo sa bene. Ce lo racconterà presto in un’altra chiacchierata, quando ci presenterà la sua di startup: Endo-Sight.

 

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