Consigli, Startup

Il Work For Equity: come remunerare esperti e professionisti a condizioni vantaggiose

Se avete una start up o una PMI innovativa sapete bene che, specialmente allo stato iniziale, la necessità di avvalersi di competenze altamente specialistiche, fornite da consulenti o da persone con un solido background manageriale, deve confrontarsi spesso con un budget limitato. Una valida soluzione al problema viene fornita dal Decreto Legge 179 del 18 ottobre 2012, che, introduce nel nostro ordinamento l’istituto del Work for Equity, consentendo alle Start Up innovative (e ora anche alle PMI innovative, grazie alle nuove misure previste dal governo “Investment Compact”), di poter remunerare il professionista o il consulente emettendo in suo favore azioni, quote societarie o strumenti finanziari partecipativi. È una forma di remunerazione vantaggiosa anche perché il possesso di tali strumenti non concorre alla formazione del reddito, sia a fini fiscali sia contributivi anche se resta in ogni caso l’obbligo di corresponsione dell’IVA e l’eventuale tassazione della Plusvalenza nel caso di cessione a titolo oneroso.

Cosa occorre fare per remunerare un esperto con la formula del work for equity?

Chi lo può fare

Per poter adottare un piano di work for equity, la Start Up o la PMI innovativa deve prevedere nel proprio statuto, la facoltà di deliberare aumenti di capitale in favore di terzi non soci, per consentire alla stessa di assegnare quote o azioni al professionista, oltre a prevedere la possibilità di emettere strumenti finanziari partecipativi da destinare a soggetti terzi, soci e non soci, a fronte del conferimento di opere e/o servizi. In caso contrario, per non precludere l’utilizzo del work for equity, occorre adattare lo statuto, deliberando tali modifiche in sede di assemblea straordinaria dei soci, approvando eventualmente nella stessa anche tutte le misure attuative del piano come regolamenti, aumenti di capitale, emissione di strumenti finanziari partecipativi.

Come

La Start Up o PMI innovativa può regolare il proprio rapporto con il professionista, singolarmente redigendo un apposito contratto, oppure, prevedendo un piano di work for equity e uno specifico regolamento nel caso in cui intenda adottare tale formula per più professionisti. In entrambi i casi, è opportuno indicare espressamente l’oggetto dell’attività prestata dal professionista in favore della società, eventuali performance ed obiettivi da raggiungere, relativi all’emissione di equity.

Quali strumenti

La Start Up o PMI innovativa deve scegliere e regolare con il professionista quale tipologia di equity adottare. L’equity può consistere nell’assegnazione di quote o azioni, che attribuiscono la qualità di socio al professionista, con la possibilità di creare una categoria di quote o azioni particolari con diritti sociali e amministrativi diversi dagli altri soci. In alternativa, la Start Up o PMI innovativa può scegliere di assegnare al professionista strumenti finanziari partecipativi, che, non attribuiscono la qualità di socio e non consentono di partecipare al capitale sociale, ma attribuiscono diritti patrimoniali compatibilmente con il divieto di distribuzione degli utili fin quando la startup possiede i requisiti di legge, e amministrativi, eccetto il diritto di voto. Lo statuto può prevedere la conversione di tali strumenti in azioni o quote, consentendo al professionista di diventare socio successivamente.

Il Work for Equity è uno strumento che consente alle Start Up e PMI innovative di avvalersi di professionalità qualificate minimizzando l’esborso finanziario, uno strumento di sicuro valore per le start up in quanto consente di attingere a competenze critiche per lo sviluppo dell’azienda.

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